E’ la principale responsabile di “morte improvvisa” nello sport. La Cardiomiopatia Aritmogena del Ventricolo Destro (ARVD/C) è una malattia genetica ereditaria che colpisce un giovane su 5000. Questa malattia si sviluppa durante l’adolescenza quando ragazzi e ragazze si dedicano più intensamente allo sport, ignari di essere portatori del gene di questa patologia.
Una malattia che ad oggi non ha cure, la si “tampona” con farmaci antiaritmici che tengono sotto controllo la frequenza cardiaca, perchè non ci siano variazioni maligne di “ritmo” ma in alcuni casi non è sufficiente e occorre inserire un defibrillatore interno al cuore.
Ma adesso, finalmente, dopo molti anni di ricerca una svolta sembra vicina! Il Dipartimento di Biologia Molecolare Umana dell’Università di Padova ha ottenuto risultati incoraggianti nella sperimentazione di un farmaco che ha dimostrato in laboratorio di bloccare i meccanismi responsabili della malattia.
Ma per continuare la sperimentazione servono molti fondi.
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“Quanto successo recentemente alla talentuosa atleta Livia mi ha convinto della assoluta necessità di condividere con quante più persone possibili nel mondo sportivo agonistico questa drammatica esperienza – commenta il Dott. Leonardo Fiori, Neurochirurgo dell’Ospedale San Gerardo, riferendosi alla storia di Livia, giovane atleta affetta da ARVD – Nel mese di gennaio Livia ha improvvisamente manifestato una gravissima aritmia e solo la rapidità delle cure praticate, ma soprattutto la grandissima fortuna di essere stata portata in ospedale in breve tempo hanno fatto sì che si sia potuta salvare. La diagnosi è displasia/cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. Purtroppo rientra fra quelle patologie cardiache aritmiche potenzialmente letali che possono, come è evidente nel caso in questione, sfuggire ai normali controlli che vengono eseguiti nel corso delle visite medico sportive. E questo è il motivo per cui è indispensabile conoscerla, ma soprattutto riconoscerla“.
La chiamano “La malattia degli sportivi” perché spesso quando si legge sui giornali di un atleta morto improvvisamente, come Astori, Morosini o Puerta, si scopre che era affetto da ARVD. Questa malattia si sviluppa durante l’adolescenza quando i ragazzi e le ragazze si dedicano più intensamente allo sport, ignari di essere portatori del gene di questa malattia.
“Ma c’è anche un’altra bella notizia della quale voglio parlarvi – continua il Dott. Fiori – Dopo 40 anni di ricerca e di mappatura dei geni responsabili dell’ARVD, un team di ricercatrici e ricercatori del Dipartimento di Biologia Molecolare Umana dell’Università di Padova, sotto la guida della prof.ssa Alessandra Rampazzo, ha individuato un farmaco che nei test in vitro ha fermato la malattia. Una svolta e una speranza molto concreta. Se questi dati fossero confermati un farmaco specifico potrebbe essere disponibile già nei prossimi 2 anni. Purtroppo, a causa della mancanza dei fondi necessari questa importante ricerca tutta italiana è rimasta ferma per oltre un anno“.
L’Italia occupa uno degli ultimi posti nella classifica del finanziamento pubblico alla ricerca; il costo stimato dello studio è di 200 mila euro. Un gruppo di persone coinvolte con questa patologia in collaborazione con due associazioni ha avviato a ottobre del 2020 una serie di iniziative e due raccolte fondi che hanno raccolto circa 100 mila euro. Questa cifra ha permesso l’erogazione di un’indispensabile borsa di studio per la ripresa dell’attività di ricerca che per poter essere conclusa necessita di almeno altri 100 mila euro. Qualsiasi importo superiore permetterà di ridurre i tempi della ricerca.
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