Un sentito momento di riflessione, quello andato in scena ieri, in Serie A1 femminile, per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche il Consorzio Vero Volley, come gli altri Club, ha allineato sottorete le scarpe rosse, un simbolo portato avanti insieme a tante altre iniziative, anche se di fatto niente è cambiato dal punto di vista delle normative sul tema della violenza nello sport.
Anche in tema di abusi e violenze, all’interno del mondo sportivo, ad esempio, rimane una distanza e una non connessione tra la giustizia ordinaria e quella sportiva, tra le procure dei tribunali e quelle federali. Questo fa sì che i “predatori”, anche in un momento di battage mediatico come quello al quale stiamo assistendo, possano continuare ad agire indisturbati. Eppure basterebbe così poco per migliorare la situazione; come ad esempio, portare da quattro a otto stagioni sportive il termine per l’esercizio dell’azione disciplinare qualora si tratti di violazioni commesse con abusi e/o violenze, interrompendo così la prescrizione. Cosa c’è bisogno che accada ancora? Cosa c’è ancora da capire?
Non sono bastati neanche i fatti emersi nel mondo della ginnastica…Se i differenti ambiti della giustizia non si incontrano, se la normativa resta questa, possiamo mostrare delle scarpette rosse o colorare anche le panchine, ma i “predatori” continueranno a colpire le loro vittime rovinando la vita di bambini e bambine. E’ l’ora dei fatti concreti indicati da Change the Game, dalle altre associazioni e da tutti coloro che si occupano di questo lato oscuro dello sport che sembra non entrare mai nell’agenda delle istituzioni.